I copti: i discendenti degli antichi faraoni

Lo scorso 6 aprile, milioni di persone da tutto il mondo hanno seguito il grandioso evento che si è tenuto nella capitale faraonica: la “Parata dorata dei faraoni”.
La capitale egiziana è stata attraversata dalla parata che ha visto il trasferimento di diciotto sovrani e quattro regine dal Museo Egizio di Piazza Tahrir al Museo Nazionale della Civiltà Egizia situato nel quartiere di al-Fustat, a due passi dalle piramidi di Giza.

Noi egiziani ci siamo sentiti coinvolti da questo evento poiché la nostra cultura è stata influenzata dalle tradizioni dei faraoni. I copti, infatti, vengono definiti “discendenti diretti degli antichi egizi”.
Fino ad oggi il calendario, la musica, l’arte e la lingua dei copti si ispirano all’era dei faraoni.

Gli egizi hanno creato il primo governo nazionale al mondo, le prime forme basiche dell’aritmetica e una forma di scrittura basata sulle immagini, chiamata geroglifica.
Gli egizi sono anche gli inventori del papiro, un materiale su cui scrivere, simile alla carta, a base di steli di piante di papiro. Gli antichi egizi hanno sviluppato una delle prime forme di culto che faceva riferimento alla vita ultraterrena. Essi costruirono grandi città in cui hanno lavorato architetti, medici, ingegneri, pittori e scultori. Tuttavia, non si può ignorare una delle più grandi costruzioni dell’Egitto: le piramidi, costruite come tombe per seppellire i mitici faraoni. Queste gigantesche strutture in pietra, meraviglie dell’architettura e delle capacità ingegneristiche, sono state preservate dal clima secco per circa 4500 anni.
Le più famose si trovano a Giza, meta turistica gettonatissima dai visitatori ogni anno.

Il corteo verso il nuovo museo egizio:

Il corteo è iniziato con l’entrata della mummia di Tao II, il carro di Ramses invece IX ha chiuso la parata. Tutte le mummie giacevano in carri all’interno dei quali sono state poste delle capsule d’azoto di modo da proteggere i Faraoni. Ad accompagnare il corteo vi è stata una sfilata di cavalli e motociclette, il tutto guidato da un’orchestra diretta dal grande Maestro Nader Abbasi.

La “Parata dorata dei Faraoni” è stata contemplata da tutto il mondo grazie ai 200 canali televisivi che l’hanno trasmessa. Il Cairo sarà la sede di uno dei progetti museali più ambiziosi del XXI secolo. Il ministro delle Antichità e del turismo egiziano definisce il nuovo Museo Nazionale della Civiltà Egizia come “una quarta piramide”; è questa la motivazione che ha spinto il trasferimento dei diciotto sovrani e delle quattro regine alla nuova residenza. Il progetto è frutto dell’idea dello studio di architettura di Dublino. Il nuovo edificio ha la grandezza di un aeroporto internazionale e accoglierà per la prima volta tutti i reperti della collezione di Tutankhamon. Per poter celebrare l’apertura di questo museo il presidente Abdel Fattah al-Sisi ha organizzato una parata per dimostrare al mondo la ricchezza della cultura egizia.

Gli Antichi Egizi ideatori del primo calendario

ll calendario seguito dalla chiesa Copta, chiamato anche calendario Alessandrino, ha origini molto arcaiche ed è stato fondato dagli antichi egizi. L’anno è diviso in tredici mesi di cui dodici composti da trenta giorni ciascuno e l’ultimo mese da cinque o sei giorni (sei giorni quando coincide con l’anno bisestile). Fu Tahtut, l’egizio saggio vissuto ai tempi del faraone Mina I, a dividere il tempo. Egli divise l’anno in tre parti; la lunghezza di ogni stagione era di quattro mesi che corrispondevano rispettivamente alla piena del fiume Nilo, all’agricoltura e alla raccolta, tuttora citati durante la liturgia.
Questo era stato utilizzato dagli antichi egizi come calendario civile mentre, ora, per la chiesa copta, è un calendario liturgico usato come riferimento per le festività ecclesiastiche. 

Viene definito inoltre “calendario nilotico” in quanto segue il ciclo del fiume Nilo. L’inizio dell’anno è sancito dall’11 settembre: in quel giorno gli antichi egizi osservarono l’apparizione di una stella chiamata Sirio, in corrispondenza dell’apparizione di questa stella iniziava il picco di inondazione in Egitto e si festeggiava il “nia-roù” letteralmente tradotto come “la festa dei fiumi”.
Da questo nome deriva la festa del Nairuz o la festa del Capodanno copto che coincide con il primo giorno dell’anno agricolo.

Infine, il calendario è conosciuto anche come “calendario dei martiri” perché il nuovo anno copto coincide con l’inizio dell’impero di Diocleziano, il quale ordinò la tortura e l’uccisione di un milione di cristiani solo in Egitto.  

Dai geroglifici all’alfabeto Copto: evoluzione della scrittura

Nell’antico Egitto, il rapido sviluppo del sistema di scrittura è stato facilitato dalla scoperta di nuovi metodi per produrre carta e inchiostro. Walter A. Fairservis, archeologo americano, afferma che uno dei più importanti contributi dell’antico Egitto è la fabbricazione della carta. La carta è stata prodotta dalla pianta di papiro che cresce abbondantemente nelle marce della Valle del Nilo. Prima che gli egizi inventassero la carta, si incideva su tavolette di argilla o pietra che però si sbriciolavano ed erano pesanti e difficili da scolpire.

Gli egizi svilupparono la scrittura geroglifica intorno al 3000 a.C.
In origine essa consisteva in segni che rappresentavano parole o idee, gradualmente ogni segno iniziò a rappresentare una sillaba o un suono. Lo ieratico, che è una semplificazione in forma corsiva del geroglifico, fu sviluppato dagli scribi egizi che lo utilizzarono per scopi sia religiosi che non. Intorno al 700 a.C. è stata sviluppata la scrittura demotica che è stata più semplice e veloce da scrivere rispetto allo ieratico. Gli scribi la utilizzavano per la corrispondenza e la tenuta dei registri.

Intorno al 1500 a.C. i semiti svilupparono un alfabeto che si poggiava sul sistema geroglifico egiziano. I Fenici, uno dei popoli semitici, perfezionarono questo alfabeto intorno al 1000 a.C.
L’alfabeto greco, che è il progenitore delle lettere romane (latine), derivava direttamente dall’alfabeto fenicio. I Greci non solo presero le forme delle lettere ma assunsero anche alcuni nomi fenici per definire le lettere stesse. Il nome della prima lettera dell’alfabeto fenicio è “alef” e significa bue, in greco venne trascritta come “alfa”. La seconda lettera, beth, che significa casa, divenne beta in greco.

Sulla base dei fatti sopra citati, i geroglifici vivono anche se in forma trasmutata all’interno del nostro alfabeto. Le parole “copto” ed “Egitto” o “egiziano” hanno tutte la stessa origine; le antiche parole egizie descrivono l’Egitto come “EKA-Ptah”, che significa letteralmente “la Casa dello Spirito di Ptah” (più precisamente “E” significa “Casa”, “Ka” significa Spirito e “Ptah” è uno dei famosi dei dell’Antico Egitto). Pertanto, le parole “copto” ed “egiziano” sono linguisticamente la stessa parola.

Le attuali 32 lettere dell’alfabeto copto derivano da due fonti; le prime 25 lettere sono derivate dall’alfabeto greco (va ricordato che l’origine di queste lettere greche, risalgono alle antiche lettere egiziane) mentre le ultime 7 lettere sono una derivazione delle lettere demotiche.
L’attuale alfabeto della lingua russa è noto come alfabeto cirillico. Fu inventato da San Cirillo (826 – 869 d.C.) e da San Metodio (815-884 d.C.), due fratelli greci che erano missionari in Russia nel IX secolo. Questi conoscevano il copto e hanno introdotto, insieme alle lettere greche, lettere copte ancora in uso in Russia oggi.

Nei primi secoli del cristianesimo in Egitto, la lingua greca era la lingua culturale del mondo.
Il greco è sempre stato la lingua usata nei Concili ecumenici; molti padri della Chiesa copta come Sant’Atanasio, il nostro 20 ° Papa, scrivevano principalmente in greco perché, a quel tempo, era la lingua per farsi capire in tutto il mondo. Molti egiziani, soprattutto ad Alessandria, parlavano il greco molto più fluentemente rispetto copto, nonostante fosse la loro lingua madre. Molti altri padri della Chiesa hanno utilizzato, invece, il copto.
Quando San Marco venne in Egitto e iniziò il suo ministero utilizzava la lingua greca ed è stata la lingua della Liturgia che ha tramandato ai suoi successori. Più tardi, quando la liturgia fu tradotta dal greco al copto o egizio, la Chiesa decise comunque di mantenere alcune parti in greco. È molto importante ricordare che oltre il 90% del servizio della Divina Liturgia e le Lodi è in copto o egizio, poco meno del 10% è in greco.

Oltre a adattare simboli come l’ankh, il cristianesimo copto venne influenzato dalle antiche liturgie faraoniche. Il venerato riformatore monastico del IV e V secolo Anba Shenuda decretò che i monaci novizi recitassero la seguente alleanza: “Non contaminerò in alcun modo il mio corpo, non ruberò, non darò falsa testimonianza, non mentirò, non farò segretamente nulla di ingannevole. . .”  
Si tratta di una frase molto simile alla formula che un defunto era tenuto a recitare davanti a Osiride, contenuta ne “il Libro dei Morti”, che ha preso forma intorno al XVI secolo a.C.”: “Non ho commesso peccato. . . Non ho detto bugie. . . Non mi sono inquinato”.

La lingua copta era la lingua parlata in Egitto fino all’XI secolo, quando venne gradualmente sostituita dall’arabo. Ci sono alcuni documenti storici che attestano che la lingua copta fosse ancora la lingua parlata in alcune zone dell’Alto Egitto fino al 17° secolo. È la lingua che Gesù da bambino in visita in Egitto con Santa Maria e San Giuseppe udì e parlò. L’Egitto fu l’unico paese che Gesù visitò al di fuori del suo paese d’origine, pertanto, riteniamo che il nostro paese e la nostra lingua siano stati benedetti da questa visita. Infatti, sta scritto nella Bibbia: “Benedetto sia l’Egiziano mio popolo” (Is 19:25).

L’origine della musica Copta

La musica copta deriva direttamente dalla musica di epoca faraonica. Gli egizi furono i primi ad utilizzare melodie in tutte le loro celebrazioni religiose. Ciò che accomuna i faraoni e i copti è la scelta di selezionare canti differenti per ciascun evento annuale. I canti vengono divisi in: canti giornalieri, canti notturni, canti festivi, canti ordinari.
Durante la fondazione della scuola teologica di Alessandria la musica venne inserita nell’insegnamento come materia fondamentale. La prima chiesa apostolica ha deciso di eliminare tutti gli strumenti musicali durante le liturgie ad eccezione dei cembali e del triangolo. Inoltre, la musica faraonica era caratterizzata dalla danza, che però è stata eliminata. Le melodie nella chiesa hanno un ruolo molto importante in quanto esprimono i vari momenti vissuti dalle festività della Chiesa.

Ricordiamo che la tradizione musicale è presente nella Bibbia sin dalle origini; infatti, troviamo scritto di Iubal (nipote di Caino): “Egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto.” (Gn 4:21)
Ciò indica che ad Adamo ed Eva furono trasmessi l’importanza e il valore delle lodi direttamente dal Signore. Ricordiamo in particolare uno dei canti più diffusi nella nostra Chiesa, che è stato scritto da Mosè durante l’attraversamento del mar Rosso (khen oshot) e fu poi seguito da Davide.

L’Egitto, terra dei Re, dei Padri e dei Profeti

L’Egitto è citato diverse volte nella Bibbia e questo è per noi motivo di orgoglio. Tra le persone che vi soggiornarono ricordiamo Abramo che vi si rifugiò in seguito alla carestia (Gn 12: 10). L’Egitto accolse anche Giuseppe, suo padre Giacobbe e i suoi fratelli. Ricordiamo che Giuseppe divenne il secondo uomo più importante al governo del paese durante la carestia. Sappiamo inoltre che anche Mosè crebbe e fu educato in Egitto: “Venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere” (At 7: 20).

Per concludere non possiamo dimenticare la visita più importante nel nostro paese: l’entrata di Gesù in Egitto con Maria e Giuseppe mentre scappavano dalla persecuzione del re Erode. Gesù aveva meno di due anni quando dovette rifugiarsi in Egitto e vi rimase fino alla morte di Erode, avvenuta qualche anno dopo.  

L’Egitto non è solo una patria in cui viviamo ma una patria che vive in noi” – S.S. Papa Shenuda III

Abbiamo visto come la nostra cultura Copta ha radici molto profonde nei nostri antenati faraoni e quanto questa terra, dalla storia millenaria sia stata fondamentale per la vita di Gesù: e questo ci permette di apprezzare ulteriormente l’Egitto.
La “Parata dei faraoni” è stata motivo di orgoglio per tutti noi ed è stato un modo per ricordarci quanto siamo legati alla nostra terra d’origine. Non è stata solo “La parata di faraoni” ma anche una parata di cultura e di storia: questo è l’Egitto.

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