Sua Eminenza Anba Antonio

Sua Eminenza Anba Antonio, vescovo della Diocesi Copta Ortodossa di Milano, augura un felice anno Copto a tutti i fedeli della comunità, nonostante le difficili condizioni sanitarie che il paese sta affrontando, non manca la fede in Cristo che anzi si rafforza.

Il Capodanno copto è il primo calendario mai conosciuto dall’uomo sul pianeta Terra! Risale al 4241 a.C. Il calendario copto, chiamato anche calendario alessandrino, è utilizzato dalla Chiesa copta ortodossa in Egitto e in Etiopia. Tale calendario è l’estensione dell’antico calendario civile egiziano.

Si può parlare di calendario copto in senso più specifico a partire dall’anno 284, anno in cui divenne imperatore romano Diocleziano. Il suo impero fu segnato da torture e persecuzioni di massa nei confronti dei cristiani, specialmente in Egitto; per questo l’abbreviazione che accompagna l’anno copto è “A.M.” (Annus Martyrum, anno dei martiri).

La decisione di creare una nuova modalità di computo del tempo nell’epoca di Diocleziano ha rafforzato fortemente il senso identitario della chiesa, che così si è potuta dire rinata, dopo il travaglio delle persecuzioni anticristiane. Un nuovo calendario segna una nuova fase della storia, la storia di una chiesa che vuole avere nuova vita commemorando di anno in anno gli eroi della fede, che, a loro volta, hanno ottenuto una nuova vita con il loro martirio. La Festa del Nayrouz, che già segnava l’inizio dell’anno, ora è detta “la festa dei martiri” e ancora oggi si celebra con particolari usanze con cui non si ricordano più le inondazioni del Nilo, bensì i fiumi di sangue versati dai martiri torturati (una delle usanze è quella di distribuire e mangiare datteri rossi, ad esempio). 

Metà settembre, di solito, è il periodo in cui si innalzano le acque del fiume Nilo; per questo vengono rivolte a Dio preghiere per l’innalzamento delle acque dei fiumi, per l’irrigazione e si chiede la Sua benedizione per l’inizio dell’anno copto. Quando i persiani governarono l’Egitto dal 525-405 a.C. adottarono la parola e la incorporarono nella loro lingua, dandole il significato di “inizio del loro anno persiano” e la rinominarono “Nayrouz”.  Per questo motivo la parola “Nayrouz” in persiano significa “il nuovo anno”.

I mesi dell’anno copto in ordine sono: Tut, Baba, Hatour, Kiahk, Touba, Amshir, Baramhat, Barmouda, Bashans, Baona, Abib, Mesra, e il mese più corto di essi, El Nasii, di cinque giorni, o sei nell’anno bisestile. Fino ad oggi i mesi sono ancora usati sia a livello ecclesiastico che a livello popolare agricolo.

Oggi ricordiamo i nostri martiri che furono uccisi in Libia 5 anni fa.

Ebbero coltelli puntati alla gola per far loro negare la propria fede dopo aver passato 40 giorni tra rapimenti, insulti e minacce. Ma, come i martiri di ogni epoca nella storia della Chiesa, rimasero aggrappati a Cristo. Loro rappresentano un esempio per noi che dobbiamo aggrapparci alla nostra fede e a Cristo indipendentemente dalle circostanze.

Saluto eterno ai martiri

È il titolo di una lettera di San Cipriano vescovo e martire, datata 257 d.C., in cui dice: “Tutte queste cose, coraggiosi e fedeli Soldati di Cristo, avete trasmesso ai nostri fratelli, compiendo nelle opere ciò che prima avete insegnato a parole, sull’essere i più grandi nel regno dei cieli, poiché il Signore promette e dice: Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli. (Mt 5: 17).

Infine, dopo aver seguito il vostro esempio, una molteplicità di persone si è confessata ugualmente a voi e allo stesso modo è stata incoronata, unita a voi con il vincolo dell’amore più forte e separata dai loro prelati. Non mancano le vergini a questo numero: “Colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta” (Mt 13: 23), la cui gloria ha portato alla corona celeste. Anche nei ragazzi, un coraggio maggiore della loro età trascende i loro anni con la preghiera della loro confessione, in modo che entrambi i sessi e tutte le età adornino il benedetto gregge del tuo martirio “.

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